01/05/12

Requiem disoccupata

01/05/12
Se in piazza continui a cantare
speranza e riforme
conforme ad un ruolo spiegatoti qualche anno fa.
Se intorno ti metti a guardare
acciaio e cartone
dal marchio orientale che ha licenziato papà.
Non puoi farci niente.
Canzoni che hanno successo
raccontano amori
od orrori
non storie banali che restano storie a metà.
Dov'è la disfatta?
Sepolta da troppi fotogrammi colorati.
E dov'è la vittoria?
Distratta da miss in canotta.
Dov'è l'avanguardia operaia se non nello scherno
di lotte fratricide
tra poveri e lanzichenecchi,
tra figli precari e padri ingessati.
Poveri noi.
Non possiamo nemmeno cantare
quel che non c'è.
Dobbiamo far finta di niente
oppure emigrare
o fingerci persone serie
e imparare a galleggiare
tappandoci il naso
su un mare di merda.
"è inutile non c'è più lavoro
non c'è più decoro
dio o chi per lui
sta cercando di dividerci
di farci del male
di farci annegare" e che altro vuoi dire?
Dopo tutti questi anni.
Vaghiamo svagati annoiati arrabbiati
diamo la caccia alle mosche
inseguiamo cerbiatti
rovesciamo sul guscio le tartarughe
e stiamo a guardarle seccare nel sole
e poi ci pentiamo come in un film
di seconda o di terza visione.
Ed anch'io non saprei che altro scrivere, ma.
Scarabocchiamo un lamento una vendetta
un sogno.
E ancora non siamo perduti.

L'amore

L'amore forse
davvero è la cosa più importante
aldilà
dell'aldilà
del soggetto del complemento
oggetto del complimento.
Ed io come posso
sfuggire a mia volta a questa infinita
e geniale banalità? D'altra parte
continuo a vibrare
ogni volta che la penso
ogni volta che la incrocio
quella musica che passa di qua
non so se avete presente
lo sfregare del plettro sulla corda metallica
di chitarra come graffio sul cuore
che forse è banale
detto così
ma non posso mica parlarvi di ventricoli
da postmoderno del sentimento
sono un romantico che finge modernità e poi
come nei live di quelle band un po' a metà
che suonano sempre un più lente e patinate
che nel disco.
E l'amore, l'amore,
che ci volete fare?
Potremmo restare un'estate a guardare le palme arricciarsi
le pelli abbronzarsi
le onde disciogliersi
e i tempi accorciarsi
e poi ritrovarcelo uguale
come sporco sotto alle unghie
come crosta sul bordo della palpebra al risveglio
che è solo un grano di caramello
zucchero bruciato dai sogni infuocati.
Ti svegli ti lavi la faccia
ti dedichi a quel che ti piace
pensare che possa piacerti o forse nemmeno
ti tieni occupato
e soltanto a fine giornata
che stanco l'occhio s'arrende al palpito tenue
di un accordo sentito di sbieco
alla televisione e ti sale un po' di preoccupazione
che il grano d'amore
ancora domani ti ristagnerà sulla palpebra e sfregandolo
lo scaccerai come un graffio sul cuore.
E l'amore, l'amore,
che ci vuoi fare?
Per chi per che cosa per quanto
può sempre mutare ma lega la sorte di ognuno
alla legge di eterno ritorno d'amore.