28/02/11

Non c'è più campo

28/02/11
I treni brutti dai pavimenti consunti e il linoleum è amico mio
il pavimento degli ospedali, cattedrali
con vista mare a un osso rotto per metro quadro.
Non avremo da mangiare nelle notti a passeggiare stusciandoci
contro serrande abbassate sui nostri occhi gonfi di lacrimogeni e ilarità.
Appesi ai pali della luce, come stracci come bandiere
i nostri sogni sventoleranno fra le cambiali
nell'ufficio degli oggetti smarriti all'aeroporto Domodedovo.
Ed ex novo troveremo il modo
di sorprenderci con poco più di uno stuzzicadenti.
Che ci parliamo lungo gomitoli stendendoli per chilometri
che non ci bastano le strade e ci ascoltiamo
con l'orecchio nel bicchiere di plastica dei nostri compleanni elementari
con il nome in pennarello e quello dell'amico che non ricordo più.
E già ce lo diceva PPP che sarebbero cresciuti
ciclamini sui confini
sulle linee gotiche delle fabbriche dismesse
della nostra resistenza interrotta per mancanza del nemico
fuoco amico fra di noi
che quei gomitoli ha bruciato.
Non mi rispondi più
non c'è più campo,
non c'è più tempo.

02/02/11

Come se

02/02/11
Perduto nel parcheggio sotto casa non trovo più l'imbocco della scala
sotto il cielo assassinato di città, c'è la sagoma di un abbraccio piovoso
un pomeriggio ventoso che sapeva di aldilà.
I vecchi che si scaldano nei centri commerciali sono più felici di te perchè nulla cambierà e il rumore delle scale elettriche li accompagna come musica soave come valzer nelle sagre che io non so ballare.
Ti parlo, come se fossi ancora qua, dei miei occhi. Delle mie calze nuove. Dei giochi pirotecnici nel sonno delle tre.
Avanti. Passa una cometa: è ossido di carbonio che esce dai tubi di scarico dei sogni andati a troie e fa piovere le lacrime a dirotto.
Nei giorni di domani dicono in tv che tornerà il sole. Ed io sarò in miniera a rompermi la schiena per scavare nel filone esaurito dei miei perchè.

Che tu sia il benvenuto

Mi hai chiesto come sto dove stiamo andando, se abbiamo uno scopo o una destinazione.
Io vedevo solamente nuvole nere di pioggie antiche che si illuminavano a ritroso nei tuoi occhi e ho voluto andare avanti.
Che se torniamo indietro ci riprenderanno tutti, ci richiederanno tutto il contenuto dei tuoi sogni e dei nostri ricordi ed è per questo che anche se lontani proseguiamo.
Per avere cinquecentomila lire bisognava lavorare duramente cento ore a settimana
erano tempi in cui suonava la campana per qualche sconosciuto dissidente.
Son rimasto qui a guardare i ragni che tessevano maglioni per le mosche infreddolite
a guardare le tue spalle rattrappite dentro a quel cappotto viola che hai comprato tempo fa. E non si sa non si sa mai che tempo fa.
Non è come il deserto, le case hanno oscurato la città e il loro Partenone.
Sono rimasti lì tutti gli amici tra volanti che ululavano alle fermate degli autobus, sequestrandogli cartine topografiche autografate, permessi di soggiorno in povertà; protestavano la redistribuzione equa dei sogni nel cassetto, mentre i tuoi occhi messi all'asta avrei voluto ricomprarli per almeno un'altra notte ancora.
Ai tempi dei giardini zoologici e delle fortezze visitate nelle gite scolastiche
dimmi: dove stavamo andando se non qui e ci siamo scambiati gli indirizzi delle case che non abbiamo, con i terremotati e i profughi ingannati: ma forse il nostro viaggio non è ancora finito e possiamo rimediare.
Intanto abbracciami e spalancami i tuoi armadi pieni di pupazzi e di candele consumate profumate e vediamo come possiamo stringerci e travestirci da ubriaconi per sfuggire ai sensi di colpa.
Era un senso malinteso di futuro, ci restano iniezioni di bromuro e psicofarmaci in galera, o notti in pattumiere macilente e non è divertente ricordare i tuoi occhi su di me visti da qua dentro ai lampioni che mi piovon sulla faccia. Mi resta poca forza nelle braccia per far breccia nella disperazione di notti aggrappate ad un furgone.

Signorina Fantasia

Le nostre ore vendute a poco più di
sei euro l'una, parcheggiate sui soffitti illuminati da fiammiferi caduti
dalle nostre mani bruciate
bucate
ferite come stimmati che santificano i destini dei disoccupati
nelle piazze addormentati
mentre il circo che si sveglia e che si sposta e che smonta
e rimonta la sua tenda abbandonando dietro a sè
una scia di nuvole nere
passeggere inconcludenti.
Ed i nostri destini racchiusi nel chiarore degli orgasmi consumati tra gli scarichi delle auto
parcheggiate le nostre lunghe nottate apparecchiate di saggezze e di pensieri inconcludenti
dentro il fiato che condensa appena uscito dalle porte delle labbra rivediamo
i nostri corpi che s'abbracciano e siamo irrimediabilmente sempre soli
come vedove sull'uscio
ad aspettare il nostro amore di futuro che non torna.
Piovon su di noi cascate immacolate di punti interrogativi e virgole scordate
ed errori rossi e blu
ed i punti che troviamo sono quelli rabberciati delle nostre cicatrici
tatuate come autografi di star che hanno fallito la bellezza delle cose
ci incantiamo con gli avanzi di robotiche città da cui fuggiamo solamente per tornare a rivederle
come lucciole dall'alto di colline sopra i golfi che si aprono ed il mare che ci invita
è sempre buio e si muove anche di notte
indoviniamo nuove rotte per salvarci dai naufragi di bottiglie che si spiaggiano e nessuno leggerà
ma questa pioggia tra gli ulivi mi stellifica il ricordo del suo volto sorridente
giovinezza andata via cancellata nel presente di una crepa sul soffitto
di un accordo tra operai che si scannano al fischio del padrone e sopravvivono
resta l'eco nell'androne di un palazzo che tra poco crollerà e saremo lì
a leccarci la calce di ferite tra macerie sanguinose.
Se potessi scappare con te
se potessi fare la rivoluzione.